18 giugno 2008

Maurizio Cattelan...1991.. acquisizione di Orea Malià

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bologna è la New York italiana: al fascino del passato classico corrisponde l'audacia dei moderni grattacieli, ma la caleidoscopica policromia dei generi umani è la stessa. Per le strade si incontrano donne di classe con i sacchetti dei negozi griffati o i fricchettoni degli anni 70 che vivono e lottano insieme a noi.
T., una mia carissima amica, ama Bologna come si può amare solo un luogo a cui si sente di appartenere. Ne conosce gli scorci più suggestivi, le viste mozzafiato, ma anche i piccoli negozi nascosti dove trovi tutto quello che non sapevi di desiderare.
A Bologna sono venuto due volte, a distanza di un anno, sempre con T., ma di quanto scritto sopra non ho visto assolutamente nulla. Dalla stazione il percorso obbligato mi conduce al laboratorio di Orea Malià, quasi una sorta di visita annuale al santuario della Madonna di Loreto, un pellegrinaggio pagano nel tempio delle teste scolpite. Manca la dimostrazione delle pentole e il parallelismo con quei viaggi organizzati sarebbe completo. Non voglio essere blasfemo, ma si sa, l'uomo non inventa niente e i modelli prestampati sono lì a portata di mano, pronti ad essere riutilizzati. Invece delle città d'arte o dei santuari religiosi, la mia amica mi porta a visitare un luogo dove la materia viene rimodellata in forme inattese.
Appena si entra nel mondo di Orea Malià si respira un'atmosfera glamour non voluta e, proprio per questo, estremamente affascinante. Sacre vestali ti accompagnano nel percorso circolare da cui si esce mutati, dopo essere passati per le mani del Signore delle Forbici (scusate, un altro parallelismo!).
La mia amica non mi porta a vedere le torri, mi porta a vedere come Marco Orea Malià le taglia i capelli, sacrifica l'arte classica per l'arte moderna. Nella vita bisogna saper scegliere.
P.S. Grazie per il libro... meraviglioso.
Rocco.