26 luglio 2006

Dario Trento..........per chi non c'era


Bologna e' la prima citta' in Italia in cui si e' manifestata la condizione postmoderna. Non si e' trattato di un fatto casuale, sono stato un testimone e ricordo bene. C'era prima un gruppetto di ragazzi desiderosi che progettava di rimodellare lo spazio del privato nel grande fiume della battaglia politica. Attraverso una radio, Alice. Poi primavera del 1977, ci sono stati i cupi e dolorosi, un omicidio, rivolte, l'isolamento chirurgico dei giovani della citta', una lunga traversata che ha maturato consapevolmente i comportamenti. Il racconto piu' bello di questa vicenda, realizzato in tempo reale abbinato ai fatti ai processi di maturazione personali, sono certamente le straordinarie avventure di Pentothal di Andrea Pazienza. Non ho esitazione a dire che si tratta del libro di una generazione, della mia generazione. E' un libro a fumetti, genere minore, ma realizzato mescolando tutto, pittura colta e fumetti undergraund, Topolino e Jacovitti, ed e' la carta sensibile dei movimenti di una generazione nata per agire nello spazio collettivo e conoscere attraverso la politica, che ha dovuto inaspettatamente virare sul continente sconosciuto del privato. Subito dopo Pazienza sono sbucati Freack Antoni e gli Skiantos con il rock demenziale, Gaz Nevada e via via Tondelli, Palandri (posso ricordare anche Storiella omosessuale di D Trento..squi/libri 1977) e furono la nuova musica, il nuovo linguaggio, la nuova narrativa e il nuovo fumetto di una generazione in Italia: tutti i prodotti del forno Bolognese. Siamo andati un po' oltre il 1977, ma a questo punto dobbiamo tornare a quell'anno, a Dicembre. In quel mese apre in citta' un negozio di "parrucchieri" in un primo piano di via Ugo Bassi. Il plurale non e'un vezzo, perche' i parrucchieri, effettivamente 2, Marco Zanardi, classe 1955 e RomanoMontanari, classe 1941, sono ancora gli stessi a capo della ragione sociale "Orea Malia" che in Greco moderno significa "bei capelli", solo che all'interno di questa borghesissima impresa e' inserita una delle schegge impazzite destinate a scrivere il postmoderno dalla postazione di Bologna. La scheggia e' Marco Zanardi-Orea Malia'. Marco e' un ragazzo della via Gluk a tutti gli effetti..nasce a Ferrara ma prestissimo si trasferice a Milano. Comincia a lavorare giovanissimo in un negozio di dischi e di sera arrotonda, si diverte e cerca contatti col mondo facendo il dj. Prima di allora, nessuna esperienza con il taglio di capelli. A 18 anni cambio di mestiere: il ragazzo della via Gluck comincia a fare il parrucchiere del tipo classico, per signora. Fa la vita anonima dell'impiegato metropolitano e sogna l'evasione. Nel 1977, per caso fa un giro a Bologna e scopre una citta' con gente affabile e rilassata che si ferma a rispondere, ti guarda in faccia e al bar attacca bottone. La solita storia. E' il 1977 e Bologna e' attraversata da contraddizioni e fermenti, visitata da giovani provenienti da tutta Europa. Marco decide di trasferire bagagli e negozio a Bologna e ricominciare. Ecco iniziare l'avventura di Orea Malia', dicembre 1977, non e' ancora uno spicchio del postmoderno bolognese: occorre che prima Marco-Orea impari la mappa dei luoghi, incontri la gente giusta, cominci a girare col ritmo bolognese. Tutto avviene attraverso il negozio. La scuola di postmoderno di Marco e' stato il negozio di Orea Malia' attraverso un proficuo gioco di scambi: lui, il travet metropolitano trapiantato nella provincia eletrizzata, ci mette idee, voglie e utopie di parruchiere desideroso di cambiare stile ed applicazioni del mestiere; loro i clienti, portano entusiasmo, partecipazione, amicizia, idee. Pian piano i clienti di Orea Malia' sono stati Andrea Pazienza, Freack Antoni, Igort, Massimo Iosa Ghini, Marcello Jori, Fabrizzio Passarella, cioe' i fabbri del post moderno Bolognese. Orea li guarda, osserva, ascolta, assorbe e restituisce in tagli di capelli, colori, trucchi. In breve tempo molte cose sono cambiate in quel settore della Moda grazie alla sua azione. Ma le cose non sono finite li'. nel 1981 Orea Malia' organizza la sua prima festa anni '60 al Kinki ed e' stato successo. Regola della festa era vestire in stile anni '60 e portare un 45 giri per entrare. Pier Vittorio Tondelli ha trasgredito e si e' presenteto con una copia di Altri Libertini con dedica personale: e' anche cosi' che si sono cementati sodalizi e relazioni. Da allora feste concerti ed eventi sono cresiuti a ritmo esponenziale coinvolgendo gruppi musicali, attori, dj, stilisti, artisti, scrittori, personaggi della televisione. Con tutti Marcorea ha saputo stabilire scambi e legami, sfruttandoli per entrare in ambienti, conoscere mondi e vicende, assorbire idee da trasformare in messaggi. E' a questo punto che comincia l'Apporto di Orea Malia' al postmoderno, nella forma del coordinamento degli interventi di stabilizzazione al capello con i flussi della moda, della pubblicita', dell'arte, della informazione. Per realizzare questo occorreva che l'attivita' produttiva primaria di "parruchieri" si dotasse di strutture di appoggio: l'arredo dei negozi (da cambiare ogni 2/3 anni), gadgets, adesi, volantini ,manifesti e striscioni, attraverso i quali veicolare immagini e messaggi. Messaggi che cambiavano una, due, tre, enne volte l'anno, messaggi diversi contemporaneamente in luoghi diversi o anche meticciati nella stessa occasione. Messaggi che propugnavano un atteggiamento affermartivo, la disponibilita' al confronto, all'incontro e al viaggio, la voglia di prendere di petto le cose belle o brutte della vita, di ritagliarsi un piccolo ruolo di attori e protagonisti di periferia nel grigiore degli anni '80. Puo sembrare poco, ma e' stata la posizione delle esperienze affermative del decennio. E' questo fatto che attribuisce a Orea Malia' la patente di maestro del postmoderno a tutti gli effetti. Questo numero di" Salara" dedicato a MarcOrea Malia' vuole dunque esere un omaggio alla storia recente di Bologna e un contributo alla sua ricostruzione. E' un lavoro appena cominciato, ben lontano dalla completezza e dalla sufficienza: speriamo che basti a convincere che la storia del postmodern a Bologna non si puo' fare senza l'archivio di Orea Malia'

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

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